Come i peperoni….

Per la serie: “a volte pensiamo di essercene liberati e invece ritornano, un po’ come i peperoni che fa mia mamma la domenica…..eccomi qua! Si, lo so, pensavate che fossi scappata a Maui con Sean Ordonez e invece sono a malapena arrivata a Ladispoli con il noto local “Er Polpetta”! Scherzo, mi sono presa diciamo così, un anno sabbatico. Colta da estasi mistica, tipo santa Teresa, avevo deciso che l’unica strada da perseguire era quella del surf da onda. Basta con attrezzature miliardarie, ricerche spasmodiche del vento, montaggi e smontaggi alla velocità della luce e soprattutto basta con questi windsurfisti megalomani, egocentrici, narcisi, superficiali e maschilisti che riempiono gli spot essenzialmente di chiacchiere. Il surf era l’essenza delle cose: gente semplice, un po’ “ruvida”(provaci tu a essere “morbido” a non lavarti per un mese!) ma più introspettiva. Gente che nello sport non vede un modo di mettersi in mostra ma uno stile di vita. Almeno queste erano le mie convinzioni. Qualche dubbio ho iniziato ad averlo il giorno in cui, durante una mareggiata a Santa Marinella, località il Bunker, decine di surfisti si litigavano la line up e facevano di tutto per mettersi in vista solo perché un noto fotografo aveva puntato il suo obiettivo su quelle onde. Umhhh, uguali, uguali ai windsurfisti. Allora mi è venuto in mente di stilare un elenco di similitudini che avvicinano le due specie acquatiche.

Aspetto fisico: il windsurfista e il sufista di giovane età spesso hanno look simili e capelli sbionditi dal sole anche a gennaio. “Che bei capelli che hai tesoro, beato te e pensare che io devo andare a farmi i colpi di sole ogni mese!” Avete mai sentito parlare della camomilla Scuhltz? Aprite gli armadietti dei bagni dei vostri fidanzati, o bimbe, e ben nascosti ne troverete flaconi e flaconi! Roby Meches lo dovete chiamare! Alcuni surfisti invece portano in testa un copricapo di pelo che loro stessi producono arrotolando la peluria che gli cresce in testa, formando così quei deliziosi riccioli rasta.
I windsurfisti si accontentano di più modesti berretti di lana e non per perbenismo, ma perché, avendo raggiunto e superato da un bel po’ la maggiore età, portano i segni di stempiature sempre più incipienti!
Il look: pantaloni a vita bassa per entrambe le categorie giovani, alcuni talmente bassa che li vedi spesso inciampare nel cavallo(dei pantaloni!). I windsurfisti più attempati sfoggiano spesso un abbigliamento da “pseudo velista degli anni ottanta” con giubbettini attillati della North Sails, magliettine con loghi di improbabili gare di slalom svoltesi nel 1987 a Pizzo Calabro, e orrore, jeans Levis chiari a vita a alta portati con cintura e stretti solo in fondo. Credo che ormai li producano solo per non farli dispiacere! Tutti indistintamente anche quelli che durante la settimana fanno i commercialisti portano un laccio di cuoio con perline e ciondoli simil vodoo appesi al collo. Sembrerebbero comprati dal marocchino della spiaggia di Torvajanica ma “ovviamente” sono souvenir di viaggi super esclusivi! E’ bello incontrarli al lavoro verdi cianotici poichè strangolati dalla cravatta, stretta sulla camicia chiusa su sto cordone che però fa tanto surf/windsurfista!
I tatuaggi (tribbbbbali) e i piercing sono invece di domino principalmente surfista poiché simboli di appartenenza ad un “branco” o forse perché il windsurfista medio è tendenzialmente più caga sotto di uno che si fa macinare tra gli scogli sotto tre metri d’onda e non avrebbe mai il coraggio di farsi perforare da vari ami tipo trota salmonata!
I viaggi: il windsurfista non si può ritenere tale se non ha girato almeno mezzo mondo. Ho al mio attivo ore di discussioni sulla miglior compagnia aerea , quella che non ti fa pagare il trasporto delle tavole, quella che non ti scassa le tavole. Ognuno ha sempre la “dritta” giusta da darti che puntualmente, nel tuo caso, si rivelerà ‘na sola (nrd). fregatura) di proporzioni immani! E poi attente descrizioni di condizioni trovate e very secret spot, il tutto accompagnato dalla visione di ore di videucci o 2/3 tonnellate di fotografie. Vi giuro che anche io, che a malapena vado a Castiglione della Pescaia vi potrei descrivere tutte le condizioni in short, on shore, back side, front side di qualsiasi lembo di spiaggia del globo terraqueo!
Il surfista uguale uguale se non parte almeno due volte l’anno inizia ad accusare sintomi dissociativo-confusionali. Solitamente riconosco i sintomi così: “ciao Stè (fano) come te butta” “Bella(=ciao) Zi (qualsiasi essere femminile o maschile dai surfisti romani viene definito zì che ovviamente stà per zio/a), di merda! Cioè nun se po’ fa stà vita. Io mò prendo tutto e scappo in Australia!” “Ma Stè, hai 47 anni una moglie, tre figli e una suocera a carico!” “Mbeh, e che io devo morì per loro, io senza l’onde mojo! E poi ogni tanto gli scrivo!”
Le chiacchere: i windsurfisti parlano per ore sugli spot raccontandosi improbabili manovre e di quella volta che hanno fatto il doppio foward one hand ma tutti erano purtroppo girati e non se ne sono accorti. I surfisti fanno lo stesso in acqua a cavallo delle tavole mentre aspettano le onde. Voi non avete idea del chiacchericcio che c’è in mezzo al mare. Pensavo che tra le onde al tramonto si filosofeggiasse su Kant e su la critica della ragion pura! Ma de chè! La partita della Roma con tutta la formazione e i goal sbagliati!
Le femmine: poche in entrambi i casi! Le windsurfiste di norma sono le fidanzate dei suddetti o donnine di mezza età che come me si dedicano da sole all’insana passione. Di norma pur mostrandosi discretamente aggressive conservano qualche traccia di femminilità! Le surfiste da onda vi assicuro che fanno paura, non per il loro aspetto fisico, anzi ho visto anche delle discrete fanciulle, ma perché essendo veramente in tre o quattro e dovendo dividersi la stessa onda con un branco di maschi “inferociti” le poverine hanno dovuto sviluppare “attributi” decisamente maschili! Una volta ho sentito a Banzai due biondine di Ostia bestemmiare peggio di un portuale livornese allo stadio e vi assicuro che non è cosa facile!
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La merenda: dopo il windsurf, l’atleta, divora in massima solitudine chiuso nella sua macchina per non dividerlo con gli altri un meraviglioso panino tonno, salsiccia di cinghiale, fagioli e cipolla che la zia Adelina gli ha preparato prima di partire. Il surfista in questo è un grande, ho mangiato le mejo paste al sugo nei loro furgoni iperattrezzati. E’difficile entrare nelle loro grazie ma una volta che fai parte della comunità vieni sfamato ed accudito con generosità unica. E poi c’è di tutto nei loro Voshfagen(non mi va di cercare con Google come si scrive è so che sbagliato!) del 1967: pentole, bottiglie di vino, tovaglie di fiandra ricamate e cristalli di boemia, basta non fare troppo gli schizzinosi. Una volta il mio adorato amico “il Kurdo” (ovviamente il nome prende origine dalle condizioni veramente radicali in cui era capace di vivere) aveva proposto di fare gli spaghetti allo scoglio soffriggendo nell’aglio i sassi ricoperti di alghe verdi che si trovano sulla riva di Banzai… “sai come sanno de mare” ha avuto il coraggio di dire! CONTINUA………
Dite la verità vi sono mancata, eh?!?
Indigesta come un peperone ma assolutamente vera la vostra Serena vi saluta e vi da appuntamento a tra un mese.

Talamone 18-19 settembre 2004 - King of the Wind 2004 Freestyle Open.

Ultimi scampoli d’estate a Talamone. Ero curiosa di vedere, messa in pratica, l’idea di due amici, Luca Salvatore e Sebastiano Sorisio, promotori del sito www.iSurf.it e dell’omonimo team. Con l’ausilio tecnico di Raimondo Gasperini ,i “giovanotti” hanno dato vita ad una gara di freestyle ad iscrizione libera. Nel ultima giornata si sono scontrati con 20 nodi di SE un bel gruppetto di atleti. La classifica finale vede vittorioso il giovane diciasettenne Nicola Spadea, secondo Matteo Petricone e terzi a pari merito Alessandro Martinelli e Gianluca Romeo. OK….sono stata abbastanza seria e formale altrimenti dite che sono sempre la solita “buffona”?!? I dettagli tecnici li troverete nel sito sopraccitato. Mi sono divertita molto! Il pontile di legno è stato un ottimo punto di osservazione della gara. Ora riesco quasi a distinguere uno spock da una vulkan e a capire quando fanno “quella roba con i piedi incrociati nelle straps” (masochisti!) Ma soprattutto, udite,udite, c’erano pure le “femmine”!!!(lo so Dino che ti arrabbi quando scrivo maschi e femmine, ma rende meglio l’idea!) Il gentil sesso questa volta non è restato in riva al mare con gli occhi sognanti a fotografare i propri fidanzati che gareggiavano ma ha accettato l’invito a disputare una heat solo per loro! Io, ovviamente, mi sono “nascosta” dietro al solito ruolo di giornalista/organizzatrice/ragazza pon-pon, d’altronde qualcuna dovrà pur farlo questo sporco lavoro! Eccovi quindi nelle foto Giusy Mullu, vincitrice della gara, la fiorentina Camilla Pandolfi e la coraggiosa Camilla Nalin. Le bimbe si sono sfidate a colpi di dukejube, strambate sotto la vela, body drag. La Giusy ha anche tentato una vulkan che però ha deciso di entrarle solo a heat terminata. Grande lo stesso! Insomma ragazzi, credo che dovrete abituarvi a vedere apparire sempre più frequentemente nei vostri campi di gara nugoli di ragazze agguerrite più di voi. Ma so bene che ne siete sinceramente contenti!
Prossimo appuntamento a Tarquinia il 1,2,3 ottobre per la finale nazionale di Formula Windsurfing. Incredibile gli organizzatori ci hanno chiamato in concomitanza dell’evento per disputare una gara femminile. Il resoconto dell’evento nel prossimo numero e sul sito www.shewaves.it

Serena